Chiesi Italia: nasce “Reti Rare – REdefine InteracTIon in RARE Diseases”
- 12, 22, 2021
Chiesi Italia: nasce “Reti Rare”, la piattaforma che mette in rete Specialisti e Medici del territorio
Fare rete per superare la frammentazione delle conoscenze sulle malattie rare e migliorare la qualità della cura, favorendo lo scambio di informazioni, il coinvolgimento attivo della medicina territoriale e il confronto tra gli specialisti: è questo l’obiettivo di “RETI RARE – REdefine InteracTIon in RARE Diseases”, l’innovativa piattaforma realizzata con il contributo incondizionato di Global Rare Diseases Italia, a beneficio dei pazienti affetti da patologie da accumulo lisosomiale e malattie oftalmologiche rare.
Il progetto, che vede già al suo attivo la partecipazione di oltre 84 professionisti tra Specialisti, Medici di medicina generale e Pediatri di libera scelta, risponde alla necessità di migliorare il Patient Journey delle persone con malattie rare e delle loro famiglie, in molti casi costrette ad affrontare numerose sfide per ottenere una diagnosi precoce e avere accesso a competenze cliniche e terapie appropriate.
In Italia i malati rari sono quasi 2 milioni e ogni anno si registrano circa 19mila nuove diagnosi, nel 70% dei casi si tratta di pazienti in età pediatrica. Tra i principali bisogni assistenziali, resi ancor più evidenti dalla pandemia, vi sono il coinvolgimento della medicina territoriale, per riconoscere tempestivamente i sintomi di allarme che necessitano di un referral specialistico, e un collegamento efficace tra la medicina del territorio e i Centri di cura per garantire una presa in carico efficace e la continuità assistenziale.
“Obiettivo della piattaforma è quello di mettere a disposizione dei professionisti tutte le conoscenze disponibili per superare le difficoltà diagnostiche legate alla rarità di queste patologie e consentire ai pazienti e alle loro famiglie di accedere alle migliori cure possibili in maniera rapida e uniforme” – dichiara Giancarlo la Marca, Responsabile Screening Neonatale, Biochimica Clinica e Farmacologia, Azienda Ospedaliero Universitaria Meyer di Firenze – “Solo lo scambio continuo di informazioni e di esperienze può contribuire a migliorare la qualità di vita dei pazienti, sia laddove non sono disponibili terapie farmacologiche specifiche, sia per coloro che invece possono beneficiare di terapie di ultima generazione, in grado di modificare la storia naturale della loro malattia”. (continua)

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