Un modello predittivo per calcolare la diffusione aerea nei diversi ambienti indoor
- 02, 02, 2022
SarsCoV2, un modello predittivo può calcolarne la diffusione aerea nei diversi ambienti indoor
Arpa Piemonte, Università di Torino, Università di Cassino e del Lazio Meridionale e Queensland University of Technology di Brisbane (Australia) hanno sviluppato, sperimentato e validato un metodo per il campionamento e l’analisi del virus SarsCoV2 nell’aria. E, grazie a questo metodo, hanno fornito dimostrazione diretta del collegamento tra emissione di una carica virale nota di un soggetto infetto e le relative concentrazioni di SarsCoV2 nell’aria in condizioni controllate, dimostrazione non ancora presente in letteratura scientifica.
Gli esperimenti condotti, oltre a stabilire che il virus SarsCoV2 si trasmette tramite aerosol ben oltre le distanze a lungo ritenute “di sicurezza” (un metro, un metro e mezzo), hanno confermato anche l’influenza esercitata dalla tipologia di attività respiratoria rispetto all’emissione di aerosol virale e alla conseguente diffusione nell’ambiente: come già anticipato da studi precedenti, le emissioni durante la fonazione (la produzione di suoni o rumori per mezzo degli organi vocali) risultano essere di un ordine di grandezza superiori rispetto alla semplice attività di respirazione.
Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Hazardous Materials e i risultati sperimentali hanno, inoltre, validato un nuovo approccio teorico predittivo finalizzato a calcolare modellisticamente la concentrazione del virus in un ambiente indoor partendo dalle emissioni delle persone infette e dalle caratteristiche di ventilazione dell’ambiente. Sulla base di tale strumento modellistico è possibile costruire politiche coerenti nella gestione degli ambienti interni e nella determinazione di misure di controllo per ridurre il rischio di infezione (ad esempio calcolando la massima occupazione degli ambienti indoor e la durata massima dell’occupazione).
«Questo studio colma finalmente una lacuna di conoscenza circa la trasmissione di SarsCoV2 con una solida evidenza sperimentale che risolve un tema controverso – sottolinea il professor David Lembo, direttore del laboratorio di Virologia molecolare dell’Università di Torino –. Possiamo ora affermare che il virus può essere trasmesso per via aerea in ambienti chiusi e non solo attraverso le droplets. Un successo della ricerca italiana che permetterà di applicare i metodi sviluppati anche allo studio degli altri virus respiratori noti e a quelli che si potrebbero presentare in futuro».
«Lo ripetiamo da tempo e ora ne abbiamo anche la dimostrazione. Il virus si trasmette per via aerea negli ambienti chiusi – afferma il professor Giorgio Buonanno dell’Università di Cassino e del Lazio Meridionale –. E qui mascherine chirurgiche, distanziamento e vaccini non sono sufficienti ad evitare il diffondersi dell’infezione, come la variante Omicron ha ulteriormente dimostrato. Ma ci sono valide contromisure, di tipo tecnico-ingegneristico: ventilazione, riduzione dell’emissione, gestione dei tempi di esposizione e affollamento possono mitigare il rischio di infezione. Siamo in grado di mettere in sicurezza l’aria, a prescindere dalle varianti, come già è stato fatto con l’acqua».