Medicina di genere: resta lo squilibrio

Medicina di genere: resta lo squilibrio

Meno coinvolte nei trial, più reazioni avverse segnalate, poco considerate nei risultati delle ricerche: le donne continuano a essere svantaggiate rispetto agli uomini nella tutela della loro salute

È l’espressione principale della medicina personalizzata. Si chiama medicina di genere, e non è la medicina delle donne, ma l’approccio clinico che tiene conto delle differenze fisiologiche e psicologiche che esistono tra i sessi. Le differenze tra i due sessi sono cellula-specifiche, specie-specifiche e parametro-specifiche. Questo significa che anche le malattie, le terapie e i farmaci potrebbero agire diversamente in base al sesso. Un esempio su tutti riguarda le patologie cardiovascolari: secondo un report del Brigham and Women’s Hospital del 2014 sono la principale causa di morte delle donne negli USA e impattano diversamente tra i sessi a tutti i livelli, compresi i sintomi, i fattori di rischio e gli esiti. Ma solo un terzo degli studi clinici cardiovascolari include le donne e di questi solo il 31% riporta i risultati per sesso.

Fino a venti anni fa la medicina non ha tenuto conto di queste caratteristiche uniche e si è basata solo sulle differenze anotomico-funzionali. L’errore non è stato solo culturale ma metodologico: pochi studi preclinici e clinici, a meno di fenomeni genere-specifici, sono stati condotti sulle donne. Attualmente la medicina di genere inizia a essere presa in considerazione: nel 2019 il ministero della Salute ha emanato il Piano per l’applicazione e la diffusione della medicina di genere”.

Consumo dei farmaci e degli integratori

Le donne assumono più farmaci e integratori degli uomini e sono sottoposte a un maggior numero di ricoveri, eppure la maggior parte delle molecole non è stata ancora sperimentata sulla popolazione femminile. (continua)

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