BIBLIOTECHE CHIUSE: “Sino a quando continuerà il silenzio …”

Biblioteche chiuse : “Sino a quando continuerà il silenzio di tutti su questo argomento?”

Così conclude una lettera inviata dal prof. Arnaldo Marcone, pubblicata su La Repubblica di sabato 13 giugno 2020, e forse passata inosservata dai bibliotecari, in quanto titolettata “Università chiuse ma non se ne parla”, a riprova che anche la stampa più quotata mette in ultimo piano le biblioteche (ce ne fosse mai bisogno).
Il docente esprime il suo sconforto “sulla (non) riapertura delle biblioteche, delle università e degli enti di ricerca, in confronto a quella, che ha grande risonanza, di discoteche, sale giochi. campi di calcetto e così via. A fronte delle incertezze e delle contraddizioni della complessa fase di allentamento del lockdown che stiamo vivendo, colpisce come passi sotto silenzio che le biblioteche rimangano di fatto chiuse con gravi danni per quanti, in primis laureandi e dottorandi, stanno completando il loro percorso di studio.”
Pur con tutte le motivazioni e le necessarie prevenzioni dovute alla situazione, non si può certo dar torto alla richiesta di attenzione al problema dei servizi bibliotecari, che dovrebbero esser supportati adeguatamente, ancor più in situazioni emergenziali come le attuali.
“Vero è che sotto traccia (e neppure tanto sotto traccia) si sta affermando l’idea che *c’è tutto online*: così come a distanza si può insegnare e lavorare, senza nessuna considerazione della qualità di quanto effettivamente si sta facendo.” Così conclude la lettera, ripresa in data odierna da un altro docente.
Forse, anche in questo caso, dire qualcosa farebbe bene alla professione, e magari anche ai servizi. Non possiamo limitarci a battibeccare tra di noi (meglio, tra noi e gli istituti centrali “preposti”) sulla permanenza del virus sulle superfici.

Alessandro Bertoni, Università Ca’ Foscari Venezia